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Immagine del redattoreSara Gava

Stambecco (Capra ibex)

In ambiente montano, spesso e volentieri è capitato qualche veloce e fugace incontro di quadrupedi nel sottobosco, o che hanno attraversato il nostro sentiero, o strade, a grande velocità. Ma in alta montagna, sulle Alpi, possiamo incontrarne uno solitamente mansueto e non intimorito dalla presenza dell’uomo. Lo stambecco delle Alpi, o Capra ibex è un mammifero dell'ordine degli Artiodattili; fino al XV secolo, era presente lungo tutto l'arco alpino, ma lo sviluppo delle armi da fuoco segnò ben presto la sua fine in quei territori. La medicina dell'epoca poi, tutta incentrata sulla superstizione, gli fu fatale: le corna, ridotte in polvere, furono utilizzate come rimedio contro l’impotenza, ed il suo sangue come rimedio per i calcoli renali. Lo stomaco infine fu indicato per combattere la depressione… Così, lo stambecco ha rischiato l'estinzione sull’intero arco alpino: nella seconda metà del XIX secolo il suo areale era talmente ridotto che la specie era presente esclusivamente nell'allora Riserva reale di caccia del Gran Paradiso, con meno di cento esemplari. Negli anni Venti del Novecento è stato reintrodotto nelle Alpi Marittime per volontà del "re cacciatore" Vittorio Emanuele III, in quella che ai tempi era la Riserva reale di caccia di Valdieri. Su queste montagne gli stambecchi hanno formato la prima colonia alpina della specie, al di fuori del Gran Paradiso. Grazie a successivi interventi di reintroduzione e a migrazioni spontanee degli animali, oggi si stima la presenza di circa 1500 individui nell'intero comprensorio italo-francese delle Alpi Marittime. Nonostante la relativa frammentazione del suo areale, la sua popolazione è attualmente in significativa crescita. In base a tali dati la Lista rossa IUCN classifica Capra ibex come specie a basso rischio. La specie è inserita nella terza Appendice della Convenzione di Berna ed è sottoposta a misure di protezione regolate da differenti legislazioni nazionali che prevedono in taluni casi il divieto assoluto di caccia (Francia, Germania e Italia) ovvero autorizzano abbattimenti selettivi (Svizzera, Austria e Slovenia). Lo stambecco è attualmente diffuso in tutto l'arco alpino, dalle Alpi Marittime ad ovest sino alle Alpi di Carinzia e di Slovenia ad est, ad altitudini comprese tra 500 e 3.000 metri. Sebbene il suo areale si sia notevolmente ampliato nel corso del ventesimo secolo, la sua distribuzione è tuttora abbastanza frammentaria. Per quasi tutto l’anno, gli stambecchi vivono al di sopra del limite dei boschi, su pendii rocciosi ricchi di vegetazione erbacea, tra 1.600 e 3.200 metri di quota; il bosco fitto viene evitato. In inverno, prediligono i versanti esposti a sud sud-ovest dove la coltre nevosa è spesso meno profonda. Durante la primavera, attraverso i boschi radi perlopiù di larice, possono scendere fino in fondovalle alla ricerca della prima erba novella.

Uno stambecco durante lo scioglimento della neve in primavera. Foto © Sara Gava


Si tratta di un animale di rilevanti dimensioni, dall’aspetto nobile e fiero. Morfologicamente è simile ad una capra domestica; il suo corpo è dotato di robuste zampe piuttosto corte, le corna a forma d’arco incurvate all’indietro sono di grandi dimensioni, presentano numerose protuberanze (o nodi), che aumentano con l’età. Le corna sono molto differenti a seconda del sesso: nei maschi hanno una caratteristica forma a sciabola e possono raggiungere il metro di lunghezza mentre nella femmina sono più piccole, al massimo raggiungono i 30-35 centimetri. I maschi possono raggiungere un’altezza di un metro per un peso tra gli 80 e i 140 chili, mentre le femmine sono più di dimensioni più piccole. Il colore del mantello dello stambecco cambia con il variare delle stagioni. Nel periodo estivo il pelo è corto, di colore beige o bruno chiaro. In autunno cade lentamente ed è sostituito da una spessa pelliccia con peli più lunghi di un colore bruno scuro, quasi nero: questa calda pelliccia lo proteggerà dal freddo dell’inverno ed il colore più scuro assorbirà meglio i raggi del sole. Una muta si renderà poi necessaria alla fine dell'inverno, nei mesi di maggio e giugno. Gli stambecchi si sbarazzeranno della pelliccia grattandosi contro le rocce e contro i tronchi degli alberi e non è raro, in questo periodo, trovare dei ciuffi di pelo intrecciati sugli arbusti e sulle rocce. La muta è anche all'origine del fastidioso prurito che gli stambecchi maschi cercano di alleviare aiutandosi con le loro lunghe corna. Il pelo estivo degli stambecchi è di un colore grigio ferro su tutto il dorso, fino al ventre che invece è di colore bianco. Le zampe sono di un colore bruno scuro, quasi nerastro come anche la banda mediana sul dorso è di un colore scuro, molto vicino al nero, (questa banda nera talvolta non è presente). Dal mese di novembre in poi, il pelo dei maschi si scurisce e diventa marrone scuro. Il pelo delle femmine è di un beige giallastro o castano chiaro, salvo il ventre che rimane piuttosto biancastro e le zampe che sono bruno scuro. Esso si scurisce leggermente in inverno, ma comunque, sia in estate che in inverno, il mantello della femmina è più chiaro di quello del maschio.

Giovani cuccioli di stambecco. Foto © EBFoto


Alla nascita, il pelo dei piccoli stambecchi è invece di un colore beige rossastro, più chiaro di quello delle femmine: resterà tale fino all'età di due anni. Le corna, permanenti, sono costituite da un'impalcatura ossea ricoperta di sostanza cornea. La loro crescita si blocca ogni anno in novembre e tale arresto si evidenzia come un anello ben visibile sulla parte laterale e posteriore del corno. Dal conteggio di tali cerchi si risale al numero di inverni trascorsi e quindi all'età dell'animale. Nei maschi le corna presentano sul lato anteriore nodi vistosi, formati da escrescenze cornee, e possono superare, nei soggetti più vecchi, il metro di lunghezza. Al contrario le femmine hanno corna lisce, di 35 centimetri al massimo; dopo i cinque anni l'accrescimento annuale del corno diventa di pochi millimetri ravvicinando di molto gli anelli.

Primo piano di uno stambecco in ambiente alpino. Foto © Anne GM


Lo stambecco è un animale essenzialmente diurno ed è attivo già prima del sorgere del sole. Dalle prime ore del giorno fino all'imbrunire, trascorre le sue giornate sulle terrazze erbose e ben esposte al sole. E’ un animale gregario; i branchi di maschi restano separati da quelli delle femmine e si riuniscono ad essi solo nel periodo riproduttivo. I gruppi di maschi comprendono soggetti di età superiore ai 4-5 anni e possono, in primavera, raggiungere le 100 unità. I soggetti più vecchi tendono ad una vita solitaria o sono aggregati in piccoli gruppi (4-6 elementi), comprendenti anche animali giovani. Vi sono infine i branchi di femmine con i piccoli e i giovani fino a due anni. Durante l'estate si possono osservare le "nurseries", ovvero gruppi di capretti (fino a 15-20) controllati da una o due femmine mentre le altre madri sono alla ricerca di cibo. Lo stambecco è un erbivoro che si nutre nelle ore più fresche del mattino e della sera, spesso a metà giornata, si sdraia a ruminare. Si nutre di piante erbacee, meno volentieri e solo avendone necessità, si può cibare anche di muschi, licheni, rododendri, cortecce e germogli. In inverno le erbe secche sono la base dell’alimentazione, ma compaiono anche arbusti (ontano verde) e licheni, raramente aghi di conifere.

Una giovane femmina di stambecco in areale Alpino. Foto © Nicolò Oppicelli


Alimentazione e riproduzione

Durante la bella stagione può consumare anche 15-20 chili al giorno di vegetale, accumulando importanti riserve di grasso per l’inverno. Come gli altri ungulati è ghiotto di sale e sali minerali in genere che ricerca e lecca nelle rocce. Si abbevera poco, accontentandosi spesso della rugiada mattutina. Gli accoppiamenti avvengono durante i mesi di dicembre e di gennaio. I maschi adulti dominanti ricercano attivamente le femmine in calore, mostrando caratteristici atteggiamenti di sottomissione: corna rovesciate sulla schiena, collo teso, coda alzata a pennacchio a scoprire lo specchio anale bianco. Gli scontri tra maschi, peraltro assai spettacolari, sono limitati e sanciscono la supremazia dei singoli individui. Dopo una gestazione di circa 160-180 giorni nasce un solo piccolo, raramente due. Il neonato sta in piedi dopo pochi minuti ed è subito in grado di seguire la madre sulle pareti a strapiombo. Viene allattato per sei mesi, dopo tale periodo risulta autosufficiente ma resta con la madre fino all’età di tre anni. Lo stambecco maschio può vivere 14-16 anni mentre la femmina raggiunge tranquillamente i 20 anni.

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